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martedì 6 marzo 2012

La donna


Pensando a come si possa rappresentare la figura di una donna, una donna come tante che vive nel nostro tempo e nella nostra realtà, mi sono posta due domande:
Come fa una donna a parlare delle donne evitando una riflessione celebrativa o di auto-incensamento? E ancora, come si fa ad esprimere delle considerazioni su questo tema senza scadere nella retorica, nell’erudizione e nella comunicazione deformata dai luoghi comuni, dagli stereotipi, dalle cose già dette e ridette da altri, e soprattutto evitando un confronto-scontro con l’altro sesso, e cioè con gli uomini?
Per cui, evitando di stabilire un discorso troppo formale, preferisco scrivere così, lasciandomi andare al flusso dei pensieri che arrivavano per libera associazione.
Allora, da dove cominciamo?
Beh, comincio da me. E non per raccontare la storia della mia vita che è stata, come tutte le vite delle donne, piena di sacrifici, di errori, di rinunce e di profonda dedizione al  lavoro e alla famiglia, ma per avere un punto di vista, un punto di partenza da cui procedere per andare altrove, magari in una dimensione molto lontana da me.
Su una cosa non ho dubbi: l’immagine della donna oggi non è più l’immagine del passato, sia nella percezione che la donna ha di se stessa, sia nella percezione che ne hanno gli altri, e soprattutto gli uomini.
L’universo femminile è immenso, vario e impossibile da catalogare tutto; ci sono mille sfaccettature, mille contraddizioni, molte luci e molte ombre, come in ogni cosa del resto.
Di solito, per mettere in evidenza i meriti delle donne, si è soliti elencare tutte le sue qualità: la sua sensibilità, la sua dolcezza, la sua capacità di amare, il suo ruolo biologico di mettere al mondo dei figli con tutte le conseguenze che ne derivano, la sua creatività, il suo intuito, la sua sensualità, il suo charme, la sua eleganza, e potrei ancora continuare in un lungo elenco.
D'altronde anche nella letteratura la donna è stata molto celebrata: la donna angelo (Stilnovisti e Dante), la donna tentazione (Wilde),  la donna culto di voluttuosa bellezza o oggetto di piacere (D’annunzio) ,la donna passionale e dissoluta (“La lupa” di Verga),l a donna custode del focolare domestico (Pascoli), la donna volubile e capricciosa come la fortuna (Machiavelli), e ancora,  giungendo ad alcuni stereotipi non letterari, ma molto più profani, osserviamo la donna come padrona di casa, cuoca in cucina, signora in salotto e femmina nel letto.
Nel nostro tempo la donna, nella sua corsa verso l’emancipazione e le pari opportunità, ha conquistato e contende molti ruoli professionali agli uomini, cercando nel lavoro e nella propria carriera lavorativa quella piena realizzazione che le è mancata nel passato.
Questo comporta un peso eccessivo sulla sua persona che deve coniugare faticosamente famiglia e lavoro, faccende di casa con prestazioni professionali, attenzione ai propri figli e relazioni non conflittuali con i colleghi.
Per non parlare poi del rapporto di coppia che sta diventando sempre più difficile da mantenere e che spesso sfocia in separazioni e divorzi… ma questa è un’altra storia.
Gli uomini hanno sempre rivendicato, come un merito del loro genere, la forza, il coraggio, le capacità politiche e militari, preferendo lasciare alle donne dei compiti più oscuri e meno evidenti; tanto si sa, la donna è il sesso debole e deve "in primis "pensare soprattutto alla famiglia, ai figli, alla casa.
Se queste opinioni e retaggi culturali sono discutibili, non possiamo certo nascondere che uomini e donne sono complementari, necessari gli uni alle altre, e se manca qualcosa a qualcuno, c’è sempre l’altro o l’altra  che può compensare.
Quindi nessuno potrà mai affermare : “la donna è migliore o superiore all’uomo”
Uomini e donne sono fatti per accoppiarsi, per cercarsi, per condividere, per camminare uno a fianco dell’altro e non uno davanti o dietro, per educare i propri figli insieme e per trasmettere alle nuove generazioni tutto il bagaglio di valori e di sentimenti che connotano il loro patrimonio culturale . Oltre che, come direbbe un biologo, per consegnare entrambi alla prole il patrimonio genetico che ci ha regalato madre natura nel suo straordinario e divino disegno.
 La cosa più inquietante che trovo nell’immagine della donna del nostro tempo è questa ossessione dell’eterna giovinezza, questa ricerca della perfezione fisica inseguita non tanto attraverso una sana alimentazione e l’esercizio fisico , che in fondo fanno bene alla salute, ma soprattutto attraverso il ricorso a diete ossessive e a interventi di chirurgia estetica.
E’ triste pensare che avendo una taglia in più di seno, qualche smagliatura e una ruga in meno, si possa essere più felici solo perché si  crede che, attirando di più l’attenzione dei maschi (e non degli uomini), si avranno maggiori soddisfazioni e una migliore qualità della vita.
Purtroppo non è così.
Un uomo, per quanto (e non ce lo nascondiamo) si lasci facilmente abbagliare dalla bellezza e dalle curve, poi si stanca se si ritrova accanto una donna che non sa ragionare, che non sa parlare, che non sa comprenderlo.  Di donne belle ce sono così tante ormai che sarebbe davvero stupido inseguire la bellezza e la giovinezza perché ogni età ha il suo fascino e se con il tempo tutto sfiorisce, perché ribellarsi al naturale processo della natura?
Si vede che anche questo ha un senso in questo nostro cammino a termine.
Non è la bellezza che connota la donna, ma la sua personalità e il suo fascino, elementi che non perdono valore con  il passare del tempo, ma che si rafforzano sempre di più.
Vale la pena di fare qualche altro interessante riferimento letterario. Molto conosciuto, nel  romanzo di Leonardo Sciascia “Il giorno della civetta”, è il dialogo che avviene nel commissariato fra il capitano Bellodi e Don Mariano, il boss del luogo.
Nel corso del colloquio fra i due, Don Mariano espone al capitano la sua visione dell’umanità (riferendosi agli uomini in particolare) e afferma che nel mondo gli uomini si dividono in uomini, mezzi uomini, ominicchi, pigliainculo, e quaquaraqua.
Ebbene, parafrasando e adattando questa visione del mondo alle donne, io dico che le donne si dividono in vere donne, mezze donne, donnicciole, femminucce e lallarallà.
Le vere donne sono poche, ma sono donne complete, le mezze donne primeggiano in qualcosa ma sono del tutto carenti in qualcos’altro, le donnicciole sono donne  con pochi valori e capacità, le femminucce sono deboli, insicure e compiacenti, e le lallarallà sono quelle donne vanesie e superficiali, che si mettono in mostra e badano alle apparenza e non alla sostanza (tipo le numerose “veline” dei nostri giorni).
Allora, quale migliore augurio, in prossimità della festa delle donne, che quello di imparare a diventare delle "vere" donne? Basta volerlo e il gioco è fatto.
Anzi, “la donna” è fatta.

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